Quando muore un Artista

Credo sia in atto una vera e propria “rivoluzione sociologica”.
In occasione della scomparsa di un grande personaggio dello spettacolo, della musica, dell’arte e della cultura in generale, due schiere di protagonisti della comunità virtuale – puntualmente – si fronteggiano in un campo di battaglia a banda larga da cui vengono sparati solo post e tweet: gli uni che esagerano con elogi funebri compulsivi, foto commemorative con citazioni virgolettate e video di concerti condivisi da YouTube come se quel cantante non fosse mai esistito prima, gli altri preparati ad un austero “bacchettonamento” pieno di moralismo e di richiami alla coerenza delle altrui passioni.
L’arte, secondo la mia modesta e personale opinione, è la più nobile e raffinata espressione di libertà: tra le metafore di una canzone o tra le pieghe di un panneggio scolpito puoi nascondere un grido di rabbia, di gioia, di protesta, di dolore… Certo, l’importante è saperlo fare: non tutti infatti nascono artisti! Qualcuno è un artigiano che riproduce modelli, diciamo così.
Se muore un Artista vero perché, allora, soffocare quell’ultimo, gigantesco tributo di condivisione e di dolore? Come arrogarsi il diritto di giudicare una vera e propria cerimonia funebre di appartenenza collettiva, dove gli hashtag hanno di fatto sostituito orazioni e corone di fiori?
Si tratta del riconoscimento della misteriosa complessità del genio umano, si tratta della consapevolezza (piena di conforto) di essere diventati gli eredi di un patrimonio consegnato all’eternità dell’arte, un patrimonio di canzoni, di libri, di quadri che ci auguriamo di riuscire a proteggere.

Ridotti a dubitare di chi è buono. Veramente.

La questione è seria. Assume, a mio avviso, caratteri antropologici: negli ultimi anni, inasprito da una crisi prima ancora finanziaria che economico-sociale, è notevolmente aumentato il fenomeno di giudicare ogni ambito della vita sociale in base a condizionamenti dovuti al dilagare di dietrologie e sospetti.

È ormai consuetudine comune pensare: «C’è qualcosa sotto!» oppure «Bisogna guardare cosa c’è dietro!», come se la realtà fosse continuamente offuscata da una patina sbiadita o coperta da vetro smerigliato e riempita di tanti misteri, resi invisibili da chi nutra interessi loschi e nascosti.

Il problema nasce evidentemente dalla politica, che è stata praticata, spesso e volentieri, anche nelle realtà locali, con un’ottica egoistica, proiettata al raggiungimento dei propri interessi attraverso l’esercizio di un potere ridotto a strumento personale.

Questo è chiaro a tutti. Nulla di nuovo.

Ma la cosa che indigna – ammesso che il popolo obnubilato sia ancora in grado di farlo – è utilizzare questa deformazione del pensiero anche dinnanzi a quella realtà che di patine smerigliate ne è proprio scevra. E che, grazie a Dio, esiste!

Quindi ricorrono sempre più spesso termini come populista, qualora uno esprima apprezzamento per l’operato di una persona o di una comunità, demagogo, se l’attenzione sia talvolta richiamata con quell’educazione e quella gentilezza che ormai non conosciamo più, mentre buonista è chi esprima, di questi tempi, un’idea particolarmente nobile, tesa al bene di qualcun altro. Che caso eccezionale!

Ebbene, a chi riserva a persone animate da buoni e sinceri propositi simili epiteti si potrebbe replicare: «Guarda che se uno dice una cosa a vantaggio degli altri e poi la fa non è populista, ma è corretto e coerente!». Ma, visto l’andazzo, quanti non risponderebbero: «Coerente? E che significa coerente?». Bontà loro.

Una nuova avventura delle idee

Ebbene sì: “la carta è più paziente degli uomini”. E dei social network, oserei aggiungere. Allora perché aprire un altro blog? A che serve diffondere la propria voce quando Internet è già un universo inesauribile di opinioni e commenti sui temi più disparati? Ritengo che il Mondo avanzi nella Storia grazie alle idee, che costituiscono, prima ancora delle azioni, il motore della nostra esistenza. Ho deciso, così, di iniziare una nuova avventura, che spero di non vivere da solo. Mi auguro possano arrivare presto i vostri commenti ai miei post così da intraprendere momenti di confronto libero e di costruttivo dibattito. Lo scambio di punti di vista ci fornirà un grande sostegno in questo periodo così tenebroso a livello politico, economico e sociale. Ed il pensiero sarà e resterà sempre il nostro lume, la stella polare che guiderà i nostri passi verso un futuro che sogniamo abbagliante.

Matteo Di Vincenzo